Il futuro è quando un italiano del sud sposa una ecuadoriana in Germania. Fanno due figli che parlano tedesco, italiano e spagnolo. Comunicano con la figlia di tre anni una in spagnolo l’altro in italiano mentre lei parla tedesco. Nel frattempo sono tutti insieme a bordo di un volo intercontinentale direzione Bogotá.
Un aereo che viaggia a 10’000 metri d’altezza con 500 persone a bordo che nemmeno sanno più quale sia la lingua giusta in cui parlarsi. Un tale mix di culture, sangue, etnie che diventa difficile distinguersi quanto definirsi diversi.
Forse la libera circolazione del sangue e dell’amore, l’emigrazione, la vacanza e il volo alla portata di tutti, ci regaleranno infine davvero l’uguaglianza. Quella che finora avevamo scritto sulle carte della legge senza crederci però fino in fondo. O meglio credendoci al negativo, sicuri che essere trattati da diseguali non piace a nessuno.
Finché diseguali non ci siamo resi da soli, almeno nel nord del mondo, cosí che lo siamo un pó tutti, ognuno a modo suo, ognuno confuso o convinto a modo suo. Tanto diversi che siamo tutti simili.
È successo senza volere, senza accorgersene (o forse no?). Quando abbiamo deciso di andare a vivere a Monaco di Baviera, a Londra o a Dubai. Lí ci siamo innamorati di ciò che volevamo essere più che di ciò che eravamo. Così ci siamo fatti globalizzare. Tanta era la voglia di essere accettati, di far parte, mentre tutti correvano veloci al lavoro, con lo stridere dei freni della metropolitana a distrarci e anche spaventarci un poco. Abbiamo cambiato abitudini, smesso di gesticolare, cambiato il tono di voce per adattarlo alla nuova lingua, lo stile per adattarsi al quartiere. Nascita, origine, fede, credenze, ormai non combaciano piu, si mescolano, delocalizzano, rilocalizzano…
Finché un giorno ci troviamo accanto una figlia che ci ama, bacia e abbraccia come tutte le altre dei precedenti 30’000 anni, però questa parla una lingua che non è quella né del papà né della mamma. Ha un nonno in Sud America e una nonna nell’antica Europa e che vivrà come normalità questi corridoi illuminati da tablet che a velocità supersonica vanno più lontani in 10 ore di quanto l’umanità intera abbia fatto in millenni.