Angkor non farà parte delle sette meraviglie del mondo, ma di certo non va oltre il decimo posto. Di cosa si tratta in dettaglio quando si parla di Angkor però? Fondamentalmente di una distesa chilometrica di templi in pietra, di cui Angkor Wat non è che uno dei tanti, seppur forse quello dalle finiture più curate. Per dare un’idea delle dimensioni totali di questo comprensorio basti dire che è almeno dieci volte più grande di Siem Riep, la città da cui vi si accede.
Le prime strutture di Angkor, che significa città, risalgono agli albori del nono secolo, ai tempi della omonima dinastia. Una delle caratteristiche più interessanti di questi templi è quella di unire induismo e buddismo facendone sostanzialmente una religione unitaria. Budda altro non sarebbe infatti che la nona, e penultima, reincarnazione di Vishnu, divinità a cui Angkor Wat è dedicato. L’altra caratteristica chiave è che questo comprensorio di meraviglie è stati dimenticato per centinaia d’anni, fino alla riscoperta da parte dei francesi nei primi dell’Ottocento. I secoli tra la caduta del regno angkoriano e la colonizzazione francese sono stati dominati dalla natura selvaggia. La foresta è cresciuta fino ad inglobare le mura, tanto che al momento della ristrutturazione di queste ben poco si è potuto fare contro le immense radici e i tronchi ormai alti fino a trenta metri. Il connubio tra arte e natura, però, più che creare danno ha moltiplicato il fascino di questo luogo.
Andiamo al dunque, visto che la storia di Angkor può essere letta ovunque. Intanto, il biglietto di ingresso è disponibile per uno, tre, o sette giorni. Il prezzo parte da venti dollari per un giorno e 40 o 60 per i seguenti. È consigliato spendere almeno tre giorni tra i templi. Non perché non sia possibile visitare le cose migliori in un giorno, ma perché c’è ben più che una rapida corsa da un posto ad un altro in questi luoghi. Semplicemente aggirarsi per la foresta, cogliendo gli scorci, i riflessi sui grandi laghi artificiali, i volti degli abitanti, vale quanto la visita ai templi principali.
Il metodo migliore per la visita? La bicicletta senza dubbio. Per prima cosa per ragioni economiche. Le bici infatti costano mediamente un dollaro al giorno e sono molto facili da trovare. Mentre l’altra via più utilizzata, il tuc-tuc, costa da 12 dollari in su al giorno, a seconda di quanto templi si decida di visitare. L’unica ragione per cui il tuc-tuc può avere un vantaggio sulla bici è se un giorno si desidera recarsi si templi in tempo per vedere l’alba, quando pedalare può essere più difficile, ma niente vieta di fare anche questo a bordo di una bici.
L’altra ragione per cui la bicicletta è il mezzo più adatto alla visita è la libertà di gestire movimenti e tempo come si preferisce. Si può decidere a che ora arrivare e a che ora andarsene, senza nessuno che ci aspetti per ore, o chieda soldi per ogni cambio di idea. Non che il tuc-tuc sia un brutto modo di girare. Spesso i ragazzi che guidano queste carrozze per scooter sono molto carini e sorridenti. Pronti a raccontare di se e quel che sanno del posto. Ma nessuna di queste qualità batte il pedalare lungo i grandi viali alberati, o l’entrare in alcuni dei tempo stessi grazie alla spinta delle proprie gambe.
Gli itinerari più consigliati sono due. Un grande cerchio e un piccolo cerchio.
Solitamente si inizia col piccolo cerchio, dove si pedala di meno e si visita i luoghi principali, come Angkor Wat stesso, Bayon, il tempio con i grandi volti, e quello ormai da tutti definito Tomb Raider perché reso famoso dall’omonimo film ambientato tra le sue enormi radici.
Il secondo giorno si dovrà pedalare di più, ma i templi saranno meno grandi. Il principale di questa via è Banteay Srei, uno tra i templi più finemente decorati. A seguire altri templi di dimensione minore, ma con stile leggermente differenti dai precedenti perché più antichi. Il terzo giorno si può usare semplicemente per visitare nuovamente i posti che più ci hanno colpito, prendendosi tempo per gustare i luoghi a pieno senza un itinerario specifico da completare. Oppure si può abbandonare la bici e recarsi col tuc-tuc a dei templi più distanti. Sia a Nord che a Sud della città si trovano altri due grandi comprensori che vale la pena visitare. Il costo del tuc-tuc per queste gite è solitamente sui 20 dollari.
I due stili chiave, semplificando, sono quelli dei templi ad un piano, o a montagna. Inizialmente i templi erano costruiti su colline, rappresentazioni del monte Meru, l’Olimpo degli angkoriani. Le colline però da queste parti si contano sulle dite di una sola mano, così che i templi sono diventati colline loro stessi, con molti piani e ripide scalinate. Un’altra caratteristica sono i grandi reservoirs. Laghi artificiali che i vari Re hanno costruito assieme ai templi. Non è chiaro se il significato di questi sia esclusivamente legato all’agricoltura, risaie in particolare, o possieda al contempo un valore mistico. In molti casi un tempio troneggia su un isoletta nel suo centro e l’atmosfera intorno a queste pozze d’acqua è sempre piacevole e rilassante.
Come detto in questa zona il territorio è perennemente piatto. Questo è un vantaggio per la bicicletta ed anche la ragione per cui il cielo in Cambogia è più bello che altrove. Le nuvole si muovono libere, senza confini fisici a bloccarne il flusso, creando scenari impressionanti.
Riguardo i tempi per la visita si consideri che dal centro di Siem Riep alla biglietteria di Angkor è una pedalata senza fretta di una ventina di minuti. Per il resto della giornata la cosa migliore è fare riferimento a l’ora del tramonto, che è da non perdere. L’ingresso ai singoli templi è permesso fino alle cinque e mezzo.
Un’ultima dritta, uno dei posti migliori a cui assistere al tramonto è lungo il lato sud della riserva d’acqua situata ad est, poco dopo l’imperdibile Tomb Raider. Qui si trova un villaggio nascosto nella foresta e il riflesso della luce sull’acqua è magico. Aspettatevi di essere accolti con stupori dai bambini del villaggio. Un solo problema, l’unico modo per arrivare fino qui è la bicicletta.