Kuta ed Ubud rappresentano due delle tappe obbligate e più comuni per i viaggiatori che si recano a Bali senza una prenotazione per un resort da sogno, tutto palme, bevute incluse e locali servizievoli. Tramite questi due villaggi si raccontano i due, forse più marcati, caratteri di Bali.
Kuta è la meta naturale per ogni viaggiatore che arrivi a Bali volando, giovane o meno giovane. A 10 minuti di guida dall’aeroporto principale, Ngurah Rai, affacciata sulla costa ovest, è turisticamente la più sviluppata delle località Balinesi. In verità fin troppo sviluppata. Grandi palazzi in cemento hanno soppiantato quasi completamente le costruzioni caratteristiche. Mentre nei mercati si vendono più facilmente le maglie dei campioni dello sport australiano e americano che le tele o i tessuti di fattura locale.
Famosa per la vita notturna sfrenata ha attirato vacanzieri più che viaggiatori, in particolare dalla vicina Australia, orientando ormai definitivamente l’offerta di servizi in questo senso. In verità, seppure i prezzi sono bassi, non sono poi così bassi per l’acquisto di alcol. Visto che una birra non costa poi meno che in Italia. La birra più bevuta ad esempio, la locale Bintang, costa intorno ai 3 dollari americani per la bottiglia da 66 centilitri. Per gli australiani rimane un prezzo basso, non drasticamente però.
Insomma, il turismo di massa ha snaturato il luogo, come spesso accade, fino a renderlo un posto a se. Una Bali con i lineamenti europei. Una casa lontano da casa dove è concesso tutto, il caldo non manca mai e c’è sempre qualcuno pronto a soddisfare ogni desiderio.
Cosa che non è avvenuta ad Ubud. Villaggio ben più piccolo ed anche geograficamente diverso da Kuta, perché situato su di un altura fra morbide colline ornate da foresta e risaie, nel centro dell’isola. Qui le case moderne si mescolano al paesaggio, l’arte antica è presente, al contempo conservata e rinnovata. I ritmi e i suoni sono opposti allo stress a al rumore di Kuta. Ogni incontro di sguardi è qui seguito da un sorriso incuriosito, da un atteggiamento di dolce attenzione e rispetto.
Ritenuta la patria balinese della spiritualità e dell’arte non tradisce in alcun modo l’aspettativa. Camminando per le poche strade, ad ogni casa si alterna sempre un santuario familiare, dove si prega e ci si ingrazia con offerte di fiori gli spiriti che popolano ogni cosa, secondo il credo del locale Induismo animista. Strane figure animali in pietra che ricordano gargoyle del nord Europa, seppur in veste asiatica, accerchiano gli Dei primari Induisti, in particolare qui ad Ubud il Dio dalla forma di elefante Ganesh.
La Foresta delle Scimmie, nel sud del villaggio, è la migliore rappresentazione dell’incontro finissimo fra arte e natura di cui i Balinesi sono maestri. Statue di scimmia in pietra accompagnano la passeggiata verso il ventre di liane e fitta foresta tropicale. Le enormi foglie caratteristiche di questa fauna fanno da casa a centinaia di macachi che rendono la visita al contempo mistica e divertente. Perché, incapaci di star ferme, queste danno vita a continui spettacoli, fra lotte, fughe, bagni in fontane e spulciamenti interminabili.
Il luogo sarebbe un vero balsamo per lo spirito e perfetto per perdersi nella miscela di arte e natura . Le scimmie però rendono questo difficile, obbligando a stare sempre sull’attenti. Queste infatti non sono certo timide e non si fanno problemi a saltare sulle spalle del turista di passaggio se credono che uno zaino possa contenere qualche tipo di cibo.
Lo sfondo su cui le scimmie recitano la loro buffa commedia è una meraviglia di statue in pietra ricoperte di muschio verdissimo, scale, fontane e camminamenti. Fino al culmine di una pozza d’acqua quadrata, ricolma di grandi pesci colorati, alla base di un gigantesco albero alto almeno trenta metri, dal cui tronco dipartono migliaia di liane e radici. La discesa lungo tale tronco conduce inoltre a due statue di drago di Komodo eccezionali nella loro fattura.
É chiaro su quale dei due volti di Bali cada il mio giudizio positivo. Probabilmente Kuta non è sempre stata quel che oggi, ma è un fatto che non ne consiglierei la visita per più di una notte o due. Ubud è invece un posto da non mancare, dove pochi giorni bastano alla visita, ma sono abbastanza per inciderne il ricordo.