Arrivo all’aeroporto di San Francisco e subito appare chiaro come questo rifletta il luogo illuminato che è la principale città del nord della California. La struttura è bella ed elegante. Leggere arcate in qualche plastica di alta qualità di colore bianco si alternano al metallo lasciato nudo.
Superato il check-in il primo negozio che accoglie i viaggiatori all’area duty-free è il Napa Farmer’s Market. Il punto vendita di una cooperativa che raccoglie produttori autonomi della Napa Valley. Area poco più a nord di San Francisco rinomata nel mondo per il suo vino. Piccoli e medio-grandi produttori che siano, uniti dal comune denominatore della qualità dei loro prodotti e dal rispetto per la natura. Si vende un po’ di tutto, dalla granola, al miele, al cioccolato, fino ai nuovi così detti superfood e ovviamente al vino. Su uno schermo interno al ristorante scorrono le immagini da queste piccole fabbriche dove si lavora a mano e si produce ciò che è buono e sano allo stesso tempo.
Pochi passi più in là e mi imbatto in un’idea tanto semplice quanto significativa. Una isoletta con al centro dei rubinetti consiglia ai viaggiatori di riempire le bottiglie di plastica che il passaggio dall’area sicurezza ha obbligato a svuotare. Niente male rispetto ai molti altri aeroporti che per assicurarsi che si spenderanno quei 4 euro in una bottiglia d’acqua fanno scorrere solo acqua bollente nei loro bagni. Infine lasciando il gate un cartello avverte apertamente che si passerà da un’area dove “aleggiano sostanze tossiche capaci di causare il cancro”. Trovo siano tutti piccoli dettagli di una comunità più sincera e direi, in senso lato, sana. Da ambo i due lati, inoltre, di chi vende e di chi compra. I due lati sono sempre interconnessi infatti, tanto che il consumatore ha in quanto tale un potere enorme, davvero capace di cambiare il mondo.
L’aereo mi porta fino alla capitale del gioco d’azzardo, delle luci a neon e via dicendo. “Viva Las Vegas” suona in sottofondo mentre boschetti di slot-machine mi guidano fino al mio gate. Qui trovo un’area fumatori con altre slot-machine che sarebbe apparsa a dir poco fuori luogo a San Francisco. Infine un nuovo aereo mi conduce fuori dagli Stati Uniti, lasciandosi indietro l’isola di luci nel nero del deserto che è Vegas, in direzione Messico.