Se consideriamo che la media di velocità con cui ci si muove nel secondo stato più popoloso del mondo è tra i 25 e 50 km/h un paese che già sembrava grande diventa enorme. L’India è quindi gigantesca, sembra una banalità cominciare così ma lo è fino ad un certo punto: qui, rispetto ad altri paesi normali, a seconda di quanto tempo a disposizione abbiamo è necessario scegliere bene il proprio itinerario.
La destinazione più classica rimane il Rajasthan. La maggior parte del turismo tradizionale sceglie questa regione nel nord-ovest indiano. La prima ragione è appunto che essa è nota a molti, si conoscerà di certo qualcuno che già qui è stato. Inoltre è a suo favore il fatto che è facilmente viaggiabile, visto che si può volare su Delhi e dopo un giro ad anello più o meno lungo si può tornare alla capitale e riprendere il proprio aereo. Nel frattempo avremo visitato innumerevoli fortezze dell’epoca dei Maharaja ed altrettanti palazzi, dato un’occhiata al deserto al confine col Pakistan e raccolto mille foto dei famosi colori indiani. In molti casi avremo anche fatto una capatina al Taj Mahal, la famosa moschea di Agra, perfettamente locata sulla strada tra Delhi e Jaipur, la capitale del Rajasthan.
Quello che non sappiamo del Rajasthan è che proprio essendo la principale destinazione turistica in India è anche quella in cui i turisti sono visti e trattati nel peggiore dei modi. Il popolo del Rajasthan è noto in India per il carattere duro, per non dire rude. Inoltre questo Stato è quello con il tasso di alfabetizzazione più basso dell’intero paese, dato che non aggiunge alla sensibilità dei locali. Insomma se il Rajasthan è famoso per gli abiti tradizionali, per gli orecchini e braccialetti che ricoprono le signore in modo più che diffuso, è perchè la regione è ancora ferma a diversi anni fa. Questo invece di essere un dato positivo diventa negativissimo se unito alla enorme presenza di turisti europei. Qui più che altrove l’europeo è un vero e proprio portafogli che cammina e niente più. Tutti saranno i vostri migliori amici a parole ma difficilmente potrete effettivamente fidarvi di qualcuno.
Il mio consiglio è quello di visitare alcuni luoghi in Rajasthan, come Jaisalmer o Pushkar, che sono effettivamente molto belli, senza perdere troppo tempo negli altri luoghi. O ancora più genericamente: se vi recate in Rajasthan fatelo da veri turisti. Viaggiate tramite taxi o autobus turistici. Per quanto ritenga i mezzi pubblici sempre il miglior modo di viaggiare nella maggior parte dei paesi, in Rajasthan questi diventano spesso una lotta contro grande maleducazione e poca gentilezza. Qui non vale la pena giocare agli avventurieri insomma.
Questi consigli valgono decuplicati per le viaggiatrici donne. Il rispetto nei vostri confronti sarà minimo e anche le persone più pacate perderanno prima o poi la calma essendo fissate per ore o immortalate in numerose fotografie rubate da ogni angolo.
Una zona con caratteristiche esattamente opposte al Rajasthan è il Kerala. Un piccolo Stato che conclude la costa ovest del paese. Qui il partito Comunista vince le elezioni da sempre, cioè dal tempo dell’indipendenza, il 1947, questo si traduce nel fatto che il divario tra ricchi e poveri è molto minore che in altri luoghi e che l’accesso all’educazione è più diffuso rispetto a qualunque altra area del paese. Le strutture turistiche sono fortemente sviluppate, pur mantenendo prezzi in media col resto del paese. Ad esempio qui è normale avere una connessione wi-fi pur pagando meno di 10 Euro per una doppia, cosa che non si può dire di nessun altro posto in India. La regione inoltre offre svariate possibilità per impiegare il proprio tempo. Ha alcune delle spiagge migliori del paese, tra Varkala e Kovalan, una regione montuosa di tutto rispetto chiamata Western Ghats ed infine le famose Backwaters, vale a dire aree tra il lagunare il paludoso, dove fiumi e mari si incontrano bagnando con un acqua spesso immobile una natura lussureggiante.
Certo il Taj Mahal non è nemmeno lontanamente nei paraggi, ma si può fare un salto a Madurai, nel vicino Tamil Nadu, dove si trova uno dei principali templi Indù del paese. Questo è in stile Dravidiano, stile che ha ispirato luoghi come Prambanan sull’isola di Java in Indonesia e poi Angkor Wat in Cambogia.
Per le viaggiatrici il Kerala è un luogo senza ansie e senza pericoli. Certo si attrarrà anche qui le immancabili attenzioni dei giovanotti locali, ma niente di cui preoccuparsi troppo e (quasi) sempre offerte con una certa gentilezza e ingenuità.
Altra regione battutissima dai turisti occidentali è il così detto Piccolo Tibet, il Ladach. Qui ci troviamo effettivamente immersi in una cultura meno indiana e più nordica. Il buddismo tibetano diventa prevalente, con le sue sfumature di magenta, le preghiere scritte su bandierine colorate lasciate ad essere trasportate dal vento ed i tratti più asiatici della popolazione. Si perdono quindi alcune delle caratteristiche chiave dell’India induista, ma si guadagna in tranquillità e ritmo lento. Arrivando a Leh, l’attrazione principale della zona, ci si trova nel più elevato deserto del mondo. Questa è una località caratterizzata da splendidi templi buddisti e appunto dall’assenza di vegetazione per chilometri. Si trova a 3,500m di altezza.
Partendo sempre da Delhi il percorso più classico porta verso nord attraverso l’Himachal Pradesh. Questa regione è nota a molti per la produzione della charas, nome dell’hashish locale, in particolare nella zona ad est della regione detta Parvati Valley. Ma anche per i bellissimi paesaggi alle pendici dell’Himalaya. Un itinerario classico porterà attraverso la bella ma noiosa Shimla e poi Manali. Sulla strada per Manali si trova Bunthar, via di accesso alla Parvati Valley. Se Shimla e Manali sono ormai evolute località montane, la Parvati Valley offre ancora una certa atmosfera avventurosa. Il turismo legato alla charas è però dilagante, si evitino queste aree quindi se non si ha un interesse diretto nell’argomento. Nel caso in cui si decida di inerpicarsi per queste tortuose strade di montagne si incontreranno i villaggi di Jari, Kasol e Manikaran. Jari è più soleggiato rispetto al popolare Kasol. Kasol è un enclave israeliana, come molte zone dell’India, tanto che tutti i ristoranti servono principalmente cibo tradizionale di stessa provenienza. Ancora più a nord si trova la splendida e poco turistica Spiti Valley.
Una tappa intermedia nel nord di Delhi può essere Chandigarh. La capitale del Punjab venne progettata partendo da zero dall’architetto franco-svizzero Le Corbusier. Può essere interessante quindi osservare una città dalla pianta classicamente europea, ordinata in strade incrociate in stile romano, modificata dallo spirito indiano. Molti anche i palazzi progettati dall’architetto europeo.
Se si desidera rendersi la vita più complicata invece di passare troppo tempo in Himachal Pradesh, dove tutto è ormai fondamentalmente molto turistico, possiamo scegliere l’Uttarakhand. Questa regione è meno nota agli occidentali ma iper popolare da sempre per i locali. Qui si trova la fonte del Gange, il fiume sacro. Le tappe più classiche sono Haridwar e Rishikesh.
Arrivando da Sud, da Delhi o Varanasi, ma anche dal Nepal, un possibile itinerario di questa regione passa da Nainital, Almora, Kausani e poi Joshimat dove si è ad un passo dall’Himalaya e immersi nella valle dei fiori. Ramnagar è un’altra possibile destinazione essendo il principale ingresso per il Corbett National Park. Questo è uno splendido parco che nasce come foresta tropicale alle pendici dei monti, per poi trasformarsi in regale pineta salendo in altitudine. Ospita orsi, tigri e leopardi delle nevi fra le molte altre specie. Nainital è una cittadina tranquilla caratterizzata da un lago oltre i 2000m di altitudine. Almora, Kausani e Joshimat sono tutte piccole località di montagna raggiungibili con mezzi pubblici o affittando jeep per prezzi più che ragionevoli. Via via che si avanza ci si avvicina sempre di più alle montagne più alte dell’Himalaya. Il Nanda Devi ci accompagnerà per tutto il percorso facendosi più grande ad ogni tappa, con i suoi 7000 e più metri di stazza. I fiori spuntano all’arrivo della primavera, quindi se si capita da quelle parti per Maggio è uno spettacolo da non perdere. Si consideri che il resto dell’anno queste valli sono coperte da neve o sono inondate d’acqua all’arrivo del monsone. Per i pochi mesi di pace metereologica il luogo diventa un vero incanto.
Da Joshimat poi la via per Dehradun è facilmente percorribile. Da qui si aprono molte opzioni per tornare verso sud o continuare a salire verso nord attraverso l’Himachal Pradesh.
Tutte queste zone di montagna sono sicure e più rilassanti di altre in India. Non si è asfissiati dai venditori. Non sempre almeno. Inoltre può ancora capitare di trovare luoghi puliti e raramente si incontrerà orde di turisti occidentali, i quali si riuniscono nella bella Rishikesh occupati a fare yoga e bagni nel Gange.