Viaggiare in Myanmar, o Birmania come ancora è spesso chiamata in Italia, a basso costo non è solo possibile ma anche facile. Il Myanmar è risultato ad oggi per me il paese più economico fra tutti quelli in cui ho viaggiato nel Sud-Est asiatico. Un mese o poco meno di viaggio, senza abbondare in agi, ma senza farsi mancare niente di fondamentale è costato poco più di 200 Euro. Niente per un paese in cui le previsioni di spesa erano almeno tre volte superiori.
Partiamo dal principio, però, perché mi aspettavo di spendere molto di più prima di partire? Essendo il Myanmar un paese relativamente giovane dal punto di vista turistico, parlando con molti prima di partire le opinioni raccolte erano sempre unanimi sul definire i prezzi degli alberghi molto più alti rispetto a quelli dei paesi confinanti. L’opinione generale infatti era di un paese in cui il turismo così detto a budget ancora è poco diffuso, così che le offerte di questo tipo sarebbero dovute mancare quasi del tutto. Insomma, se in Thailandia, o Cambogia, non manca mai una Guest-House da 10 dollari per la doppia, in Myanmar non sarebbe stato possibile trovare niente a meno di 20 dollari. Quindi, invece di Guest-House a basso costo, solo alberghi di medio livello con colazione inclusa. Bene, solo quest’ultimo dettaglio si è rivelato vero. La colazione è sempre inclusa, ma i prezzi delle camere sono solitamente in linea con quelli del resto della regione.
Entrando nel dettaglio, la camera più cara è costata 10 dollari americani a persona la prima notte spesa nel paese, a Yangon. Ma nella stessa città alla fine del viaggio ho invece dormito per 5 dollari a persona. Si è quindi trattato più di sfortuna che altro. In luoghi più frequentati come Mandalay, la capitale economica, e Bagan, dove si trova la nota e suggestiva distesa di templi in mattoni rossi che rende famoso il paese, i prezzi erano effettivamente leggermente più alti. Ma dopo un po’ di ricerca la spesa è scesa fino a 20 dollari per una grande camera tripla con vista, a Mandalay. Meno di 7 dollari a persona quindi, con abbondante colazione inclusa. E 12 dollari per una doppia a Bagan, neanche e a dirlo con colazione inclusa. In località meno battute i prezzi sono scesi fino a 7 dollari per la doppia a Carlaw, nota per i trekking, e 7 per persona a Kinpun, nei pressi della pagoda famosa per la sua Roccia d’oro.
Negli ultimi giorni di viaggio mi sono spinto fino sulla costa Ovest, affacciandomi sul Golfo del Bengala, ad un passo dal Bangladesh. Su una lunga spiaggia nota come Changta Beach. Come in tutti gli altri casi leggendo l’illustre parere di Lonely Planet mi aspettavo pene per il mio budget. 5 dollari a persona colazione inclusa è stato invece l’esito e ad un passo dal mare. È vero che ho viaggiato al margine fra bassa ed alta stagione e che quindi i prezzi saranno probabimente più alti se si viaggia mentre tutti gli altri fanno lo stesso. Ma il concetto di base rimane: le teorie sul retrogrado turismo birmano vanno riviste.
Altro esempio è che tutte le voci concordano nel dire che in Myanmar non esistono i bancomat. Appena sceso dall’aereo mi sono trovato di fronte ad una fila di stranieri intenti a prelevare denaro locale da un bancomat con marchi VISA e Maestro. È vero che questi non abbondano, ma ci sono. Specialmente a Mandalay e Yangon, ma anche nel piccolo villaggio sul lago Inle ed a Bagan. Per quel poco denaro che serve più che sufficienti quindi. Mentre cambiare i dollari americani può risultare una scocciatura visto che solo quelli in perfette condizioni sono accettai. Se viaggiate a lungo con i dollari ingialliti dentro una cintura aspettatevi dei tassi più bassi.
E internet? Non è mai mancato. Mai più di due tre giorni e se davvero lo si voleva c’era sempre. Spesso gli hotel hanno offerto wi-fi gratuitamente, ma quando non è successo questo ha solo amplificato lo spirito positivo del luogo e aiutato a legare con altri viaggiatori invece di vedere la loro testa piegata sul cellulare. Alla prima meta a Yangon, ad esempio, l’assenza di wi-fi mi ha concesso di arrivare solo ed andarmene con un gruppo di ben 7 persone. È stata una bella lezione, se ce ne fosse stato bisogno, su quanto internet possa rendere anti-sociali. Ed è anche una buona scusa per evitare troppe scocciature da amici e parenti a casa.
Quel che davvero manca in Myanmar è la linea telefonica. I telefoni stranieri non hanno linea entro i suoi confini, quindi se si è abituati a fare affidamento sul cellulare, o si desidera averlo funzionante in caso di emergenza, è bene fare una scheda locale.
Tornando sui prezzi, se l’opinione comune sulle camere era sbagliata non lo era invece quella sui costi dei trasporti e del cibo. Per questi prezzi sono effettivamente irrisori. Il cibo si aggira tra i 50 centesimi e i 3 dollari, a seconda di cosa ci si conceda. Ed è principalmente costituito da vari curry, riso e molte zuppe di noodles. La cucina cinese, cioè risi saltati o simili, abbonda nelle località più turistiche. Inoltre ad ogni pasto è offerto un leggero tè gratuitamente, evitandoci la spesa per una bevanda quindi se si vuole. Ma è il prezzo dei trasporti a colpire davvero. Una sola volta ho speso 15 dollari per una lunga tratta, ma avrei sicuramente potuto spendere la metà se solo avessi fatto qualche passo più in là lungo la strada e fermato un autobus di passaggio. Nel resto delle circostanze non ho mai speso più di 5/6/7 dollari. Anche per lunghe tratte. Per le tratte più brevi anche l’autostop è stato molto facile, per quanto le auto private non abbondino, ma la gentilezza si. Il viaggio più memorabile quello da Carlaw a Mandalay, fatto per metà sul tetto di un pick-up pieno di gente, in mezzo a ragazzi intenti a masticare betel-nut e gentilissimi. Senza scordare il vagone di terza classe tra Mandalay e Bagan per 4 dollari.
Un ultimo dettaglio. Ovunque in Asia quando viene comunicata la durata di un viaggio a questa si deve aggiungere qualche ora. È la norma. In Myanmar i viaggi erano invece sempre più corti del previsto di almeno un paio di ore! Con somma sorpresa di noi viaggiatori. La ragione di questa differenza sta forse nelle infrastrutture stradali migliorate negli ultimi anni. Oppure in un tecnica inversa dei locali rispetto al resto della regione.
Tirando le somme il Myanmar è stato il paese che più mi ha dato emozioni positive nel Sud-Est asiatico e non che gli altri non mi siano piaciuti, sia chiaro. Come ha giustamente chiosato un signore nepalese con cui ho parlato a Mandalay: “qui la gente ha ancora gli occhi puri”. Ed è qualcosa che si sente fortemente e fin da subito. Se questo non bastasse, è stato anche il più economico. In gran parte grazie al prezzo dei trasporti, di media inferiore della metà rispetto ad altri luoghi. Anche il fatto che la maggior parte dei percorsi sono relativamente brevi aiuta a mantenere bassi i prezzi.
Quindi il consiglio per tutti è: non andate in Myanmar! Così forse rimarrà ancora per un po’ il luogo splendido che è adesso.
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Ad oggi, sono stata due volte in Myanmar. La seconda per fare un corso di meditazione vipassana a Yangoon (che esperienza!). Concordo con tutto ciò che hai detto su questo magnifico paese, sul fatto che senza internet si socializza molto di più, che si spera non venga occidentalizzata e quindi privata troppo presto della sua identità. Bel post.
Ps. Nel 2011 non c’erano ancora bancomat, però, e anche nel 2012 non ne avevo visti di funzionanti in giro. Felice che ora si possa trovarne in alcune località, evitando la trafila per farsi cambiare i dollari spiegazzati o con numeri di serie non graditi :)
Non che sia pieno di bancomat oggi, però ce ne sono abbastanza da rendere la vita più facile. Mentre i miei contanti tenuti nella cintura per mesi sono stati tutti cambiati a tariffe più basse..